L’analisi logica è lo strumento che l’italiano ci offre per comprendere quale sia la funzione di ogni elemento all’interno di una frase e quali rapporti intercorrano tra questi. L’analisi logica è anche quella che ci spiega la funzione dei complementi, a cosa servono, perché sono importanti e come cambiano il senso di una frase. Attraverso questo strumento possiamo comprendere meglio la lingua italiana, toglierci tutti i dubbi, come quello della differenza tra questo, codesto e quello, ad esempio.
- Complementi diretti: complemento oggetto
- Complementi diretti: complemento predicativo del soggetto
- Complementi diretti: complemento predicativo dell'oggetto
- Complementi diretti e indiretti: esempi e tabella
L’analisi logica è anche quella che divide i complementi in diretti e diretti, una distinzione fondamentale che nasce dal modo in cui questi si legano al verbo e non solo. I complementi diretti, che sono quelli di cui parliamo in questo articolo, non hanno bisogno di una preposizione, mentre quelli indiretti sì. I complementi diretti sono chiamati in questo modo proprio perché si legano “direttamente” al verbo, senza l’aiuto di una preposizione e si dividono in:
- complemento oggetto
- complemento predicativo del soggetto
- complemento predicativo dell‘oggetto
Li analizziamo di seguito uno ad uno attraverso anche degli esempi concreti.
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Complementi diretti: complemento oggetto
Partiamo da un esempio: “Marco mangia il gelato”. In questo caso “Marco” è il soggetto, “mangia” è il verbo e “il gelato” è un complemento che risponde alla domanda ‘che cosa?’. Siamo di fronte ad un caso di un complemento oggetto, cioè di un complemento diretto in quanto non ha bisogno di una preposizione che lo introduca, ma si lega direttamente al verbo. Ma approfondiamo meglio di seguito il mondo variegato ed importante dei complementi diretti. Il complemento oggetto, infatti, non è l’unico complemento diretto che l’analisi logica ci propone.
Il complemento oggetto si usa solo con i verbi transitivi attivi e risponde alla domanda “Che cosa?”, “chi?”. I verbi transitivi sono gli unici in grado di reggere un complemento oggetto, tutti gli altri sono detti verbi intransitivi.
Sono in alcuni casi capita che dei verbi intransitivi abbiamo come complemento oggetto un nome con la stessa radice del verbo, ad esempio: “vivere una lunga vita” o “dormire sonni tranquilli”. In questo caso sia “vivere” che “dormire” sono intransitivi ma reggono comunque un complemento oggetto. Si tratta delle poche eccezioni dell’italiano.
Complementi diretti: complemento predicativo del soggetto
Un altro complemento diretto è il complemento predicativo del soggetto. In questo caso si tratta di un nome o di un aggettivo che completa il significato del verbo riferendosi al soggetto. Nome e aggettivo sono sempre concordati in genere e numero al soggetto.
Ad introdurre il complemento predicativo del soggetto sono i seguenti verbi:
• copulativi: sembrare, diventare. nascere, morire, parere, apparire, rimanere, riuscire, risultare. Facciamo un paio di esempi: “Luigi sembra un tipo curioso”, “Luca è diventato grande”.
• alcune categorie di verbi passivi: appellativi (essere chiamato, essere detto, essere soprannominato ecc.), elettivi (essere eletto, essere nominato, essere proclamato) estimativi (essere stimato, essere giudicato, essere ritenuto) effettivi (essere fatto, essere reso). Facciamo alcuni esempi: “Francesco è stato chiamato in ufficio”; “Anna è stata proclamata vincitrice”.
Complementi diretti: complemento predicativo dell’oggetto
Il complemento predicativo dell‘oggetto, invece, è un aggettivo o un sostantivo che completa il significato del verbo, proprio come il complemento predicativo del soggetto ma, in questo caso si riferisce al complemento oggetto. Sono gli stessi verbi passivi elencati sopra a tornare in prima linea ma nella forma attiva per reggere il complemento predicativo dell’oggetto.
Facciamo qualche esempio: “Hanno chiamato Francesco in ufficio”, “Hanno proclamato Anna vincitrice”.
Complementi diretti e indiretti: esempi e tabella
Come sopra anticipato, esistono sia complementi diretti che complementi indiretti: cosa li distingue? I complementi diretti – di cui abbiamo parlato nello specifico nei paragrafi precedenti – sono chiamati così perché si legano direttamente al verbo senza l’ausilio di una preposizione. I complementi indiretti, invece hanno bisogno di una preposizione per legarsi al verbo.
Riepiloghiamo in punti quali sono e come si usano i complementi diretti:
Complemento oggetto:
- Cosa fa: indica la persona, l’animale o la cosa su cui ricade l’azione espressa dal predicato; non è mai introdotto da una preposizione (di-a-da-in-con-su-per-tra-fra). Può essere Partitivo
- Risponde alla domanda: “Chi?” “Che cosa?”
- Esempi: “Roberto compra la frutta al mercato”. “Io ho pagato le bollette”. “Mamma ha accompagnato Federico a scuola”.
Complemento predicativo del soggetto:
- Come si fa: E’ formato da nomi o aggettivi che completano il significato del predicato e sono riferiti al soggetto
- Dove si trova: Dopo verbi copulativi (parere, sembrare, divenire, diventare); Dopo verbi intransitivi che indicano un modo di essere del soggetto (vivere, morire, nascere, crescere, rimanere, partire, ritornare, allontanarsi, ritrovarsi); Dopo verbi appellativi (chiamare, soprannominare, dire, dichiarare); Dopo verbi elettivi (eleggere, creare, scegliere, nominare); Dopo verbi estimativi (credere, considerare, stimare, ritenere); Dopo verbi effettivi (fare, rendere, ridurre). Tutti in forma passiva
- Esempi: “Papà sembra arrabbiato”; “Luca è stato eletto sindaco”; “Francesca è ritenuta un bravo pediatra”.
Complemento predicativo dell’oggetto:
- Come si fa: è formato da nomi o aggettivi che completano il significato del predicato e sono riferiti al complemento oggetto
- Dove si trova: dopo verbi appellativi (chiamare, soprannominare, dire, dichiarare); dopo verbi elettivi (eleggere, creare, scegliere, nominare); dopo verbi estimativi (credere, considerare, stimare, ritenere); dopo verbi effettivi (fare, rendere, ridurre) tutti alla forma attiva e dopo verbi riflessivi (mostrarsi, comportarsi, offrirsi, proporsi)
- Esempi: “Lo ritengono un bravo sindaco”; “La malattia lo ha reso debole”; “Luigi è apparso stanco”.
I complementi diretti, dunque, sono tre (complemento oggetto, complemento predicativo del soggetto e complemento predicativo dell’oggetto e si distinguono dai complementi indiretti perché si legano direttamente al verbo senza l’ausilio di una preposizione. I complementi indiretti, invece, si dividono in base all’informazione che forniscono. Un esempio di complemento indiretto è il complemento di specificazione, che ha il ruolo di rispondere alla domanda “Di chi?”, “Di che cosa?”. Questo complemento è introdotto dalla preposizione “di”, in forma semplice o articolata. Per fare un esempio: “Il cane di Marco scodinzola”. In questo caso il complemento di specificazione è “di Marco” che chiarisce a chi appartiene il cane e lo distingue dagli altri cani. Le grammatiche più minuziose individuano un gran numero di complementi indiretti, a seconda delle domande a cui rispondono.