Siccità, potremmo bere l'acqua del nostro wc? Cosa ha deciso il Parlamento Europeo

Ri-utilizzare le acque delle fogne per combattere la siccità potrebbe diventare la regola. Scopri cosa ha stabilito il Parlamento Europeo.

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Giuseppe Guarino

Giuseppe Guarino

Giornalista

Ph(D) in Diritto Comparato e processi di integrazione e attivo nel campo della ricerca, in particolare sulla Storia contemporanea di America Latina e Spagna. Collabora con numerose testate ed è presidente dell'Associazione Culturale "La Biblioteca del Sannio".

Nel tessuto non sempre immediatamente comprensibile e talvolta complicato delle politiche e delle decisioni europee, arriva una nuova possibilità sorprendente, che potrebbe rivoluzionare la nostra percezione dell’acqua e la sua gestione. Chi avrebbe mai immaginato che l’acqua proveniente dai nostri wc potrebbe diventare una risorsa preziosa e rinnovabile? Il Parlamento europeo ha recentemente votato a favore di nuove regolamentazioni concernenti la gestione, la raccolta e il trattamento delle acque reflue urbane, aprendo la porta a una visione audace e innovativa per affrontare la crescente minaccia della siccità.

Berremo l’acqua del wc? Cosa dice la nuova normativa europea?

Andiamo con ordine e partiamo dal principio. L’attenzione del legislatore europeo si è concentrata sulla depurazione delle acque reflue provenienti dalle nostre città.

L’obiettivo primario di queste regole rivoluzionarie è quello di rendere nuovamente utilizzabile l’acqua proveniente dalle nostre fogne. Durante il processo di depurazione, verranno individuati e rimossi agenti patogeni aggiuntivi, come microplastiche, virus, batteri e PFAS, al fine di garantire la massima sicurezza e qualità dell’acqua trattata.

Questa acqua trattata potrebbe trovare impiego in una varietà di settori, compresa l’irrigazione dei campi agricoli. Le tecnologie focalizzate sul riutilizzo delle acque reflue non solo risolverebbero molte problematiche legate alla disponibilità idrica, ma potrebbero anche rendere queste acque adatte al consumo umano.

Il principio fondamentale che guida queste nuove norme è il concetto di “chi inquina paga“. Le aziende che producono cosmetici e medicinali saranno chiamate a coprire fino all’80% dei costi per rimuovere i microinquinanti derivanti dalle loro produzioni.

L’iniziativa è già stata provata in altre parti del mondo. Sarà il futuro?

L’iniziativa del Parlamento Europeo non è un fenomeno isolato; altri luoghi nel mondo, come lo Stato della California negli USA, stanno già adottando misure simili, purificando le acque reflue per renderle potabili direttamente dai rubinetti delle case.

È normale non essere completamente entusiasti di fronte a questa prospettiva, ma anche chi è più scettico potrebbe rimanere sorpreso dai risultati. Studi condotti da istituzioni accademiche come la Stanford University indicano che, in alcuni casi, l’acqua trattata proveniente dalle fogne potrebbe essere persino di migliore qualità rispetto a quella proveniente dalle fonti tradizionali. Questi sforzi indicano un cambio di paradigma nella gestione delle risorse idriche, spingendo verso una maggiore sostenibilità e un uso più efficiente delle acque reflue.

La consapevolezza dell’importanza di trattare l’acqua come una risorsa preziosa e la volontà di adottare misure concrete per ridurre lo spreco e favorire il riciclo rappresentano passi cruciali verso un futuro più sostenibile dal punto di vista idrico. La strada potrebbe sembrare insolita, ma il suo impatto potrebbe essere rivoluzionario, trasformando ciò che una volta era visto come rifiuto in una fonte preziosa di vita e prosperità.

Insomma, siamo tutti consapevoli che le risorse del nostro pianeta – a partire da qualcosa di estremamente vitale come l’acqua – non sono infinite. Pertanto, muoversi verso iniziative di questo tipo, che ci permettono di dare nuova vita all’acqua, sarà sempre più necessario in futuro. Soprattutto perché non c’è alternativa: se ad ora ci sembrano tentativi un po’ bizzarri, un giorno potrebbero essere la regola, qualcosa di profondamente incluso nella nostra quotidianità.

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